Udienza Generale di Papa Francesco del 31 agosto 2016 – Andiamo con coraggio dal Signore a ricevere il suo perdono e il suo abbraccio di Padre

Papa Francesco è tornato oggi, 31 agosto 2016, a tenere le catechesi in piazza San Pietro dopo la recita del Rosario per le vittime del terremoto del Centro Italia, avvenuta mercoledì 24. Il brano al centro della riflessione del Santo Padre è quello della guarigione della donna affetta da continue emorragie, presente nel Vangelo di Matteo (Mt 9, 20-22). In particolare il Papa ha sottolineato una caratteristica di questa donna: il coraggio. Ognuno di noi, peccatori, sente la necessità di nascondersi perché vive internamente una vergogna, vergogna per i propri peccati, grandi o piccoli che siano. Ma il Signore ci invita ad andare da Lui, ci chiama figli, e ci vuole in piedi. Con il coraggio di questa donna – ha detto Papa Francesco – andiamo dal Signore a chiedere perdono dei nostri peccati e Lui ci guarirà, ci rimetterà in piedi – così come ci ha creati – per andare avanti e per prendere parte pienamente alla Sua vita e a quella della Chiesa.

Queste le parole di Papa Francesco:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta una figura che spicca per la sua fede e il suo coraggio. Si tratta della donna che Gesù ha guarito dalle sue perdite di sangue (cfr Mt 9,20-22). Passando in mezzo alla folla, si avvicina alle spalle di Gesù per toccare il lembo del suo mantello. «Diceva infatti tra sé: Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello sarò salvata» (v. 21). Quanta fede, eh? Quanta fede aveva questa donna! Ragiona così perché è animata da tanta fede e tanta speranza e, con un tocco di furbizia, realizza quanto ha nel cuore. Il desiderio di essere salvata da Gesù è tale da farla andare oltre le prescrizioni stabilite dalla legge di Mosè. Questa povera donna infatti da molti anni non è semplicemente malata, ma è ritenuta impura perché affetta da emorragie (cfr Lv 15,19-30). E’ perciò esclusa dalle liturgie, dalla vita coniugale, dai normali rapporti con il prossimo. L’evangelista Marco aggiunge che aveva consultato molti medici, dando fondo ai suoi mezzi per pagarli e sopportando cure dolorose, ma era solo peggiorata. Era una donna scartata dalla società. E’ importante considerare questa condizione di scartata per capire il suo stato d’animo: lei sente che Gesù può liberarla dalla malattia e dallo stato di emarginazione e di indegnità in cui da anni si trova. In una parola: Sa, sente che Gesù può salvarla.

Questo caso fa riflettere su come la donna sia spesso percepita e rappresentata. Tutti siamo messi in guardia, anche le comunità cristiane, da visioni della femminilità inficiate da pregiudizi e sospetti lesivi della sua intangibile dignità. In tal senso sono proprio i Vangeli a ripristinare la verità e a ricondurre ad un punto di vista liberatorio. Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tutti evitavano e ha trasformato la sua speranza in salvezza. Non sappiamo il suo nome, ma le poche righe con cui i Vangeli descrivono il suo incontro con Gesù delineano un itinerario di fede capace di ristabilire la verità e la grandezza della dignità di ogni persona. Nell’incontro con Cristo si apre per tutti, uomini e donne di ogni luogo e di ogni tempo, la via della liberazione e della salvezza.

Il Vangelo di Matteo dice che quando la donna toccò il mantello di Gesù, Egli «si voltò» e «la vide» (v. 22), e quindi le rivolse la parola. Come dicevamo, a causa del suo stato di esclusione, la donna ha agito di nascosto, alle spalle di Gesù – un po’ timorosa – per non essere vista perché era una scartata. Gesù invece la vede e il suo sguardo non è di rimprovero – non dice vattene via, sei una scartata, sei una lebbrosa, no, non la rimprovera – ma lo sguardo di Gesù è di misericordia e tenerezza. Egli sa che cosa è avvenuto e cerca l’incontro personale con lei, quello che in fondo la donna stessa desiderava. Questo significa che Gesù non solo la accoglie, ma la ritiene degna di tale incontro al punto di farle dono della sua parola e della sua attenzione.

Nella parte centrale del racconto il termine salvezza è ripetuto tre volte. «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata. Gesù si voltò, la vide e disse: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata!”. E da quell’istante la donna fu salvata» (vv. 21-22). Questo «coraggio, figlia» esprime tutta la misericordia di Dio per quella persona e per ogni persona scartata. Quante volte ci sentiamo interiormente scartati per i nostri peccati – ne abbiamo fatti tanti – e il Signore ci dice coraggio, vieni, per me tu non sei uno scartato, una scartata, coraggio figlia! Tu sei un figlio, una figlia. Questo è il momento della grazia, è il momento del perdono, è il momento dell’inclusione nella vita di Gesù, nella vita della Chiesa; è il momento della misericordia. Oggi a tutti noi peccatori, grandi e piccoli peccatori ma tutti siamo peccatori, il Signore ci dice coraggio vieni, non sei più scartato, non sei più scartata, io ti perdono, ti abbraccio. Così è la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da Lui, chiedere perdono dei nostri peccati e andare avanti, con coraggio come ha fatto questa donna. Poi, la “salvezza” assume molteplici connotati: anzitutto restituisce alla donna la salute; poi la libera dalle discriminazioni sociali e religiose; inoltre, realizza la speranza che lei portava nel cuore annullando le sue paure e il suo sconforto; infine, la restituisce alla comunità liberandola dalla necessità di agire di nascosto. Quest’ultimo è importante, uno scartato sempre agisce di nascosto, un po’ o tutta la vita, pensiamo ai lebbrosi di quei tempi, ai senzatetto di oggi e pensiamo a noi peccatori: sempre facciamo qualcosa di nascosto. Abbiamo necessità di farlo perché ci vergogniamo. Gesù ci libera da questo e ci fa andare in piedi. Alzati, vieni, in piedi! Dio ci ha creato in piedi! Non umiliati, in piedi! Quella che Gesù dona è una salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua piena dignità.

Insomma, non è il mantello che la donna ha toccato a darle la salvezza, ma la parola di Gesù, accolta nella fede, capace di consolarla, guarirla e ristabilirla nella relazione con Dio e con il suo popolo. Gesù è l’unica fonte di benedizione da cui scaturisce la salvezza per tutti gli uomini, e la fede è la disposizione fondamentale per accoglierla. Gesù, ancora una volta, con il suo comportamento pieno di misericordia, indica alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro ad ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo e nello spirito e recuperare la dignità di figlio e figlia di Dio.

Grazie

 

Queste le parole più utilizzate da Papa Francesco:

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